Piccola Patria

Capotrave

ideazione e drammaturgia Lucia Franchi e Luca Ricci
con Simone Faloppa, Gabriele Paolocà, Gioia Salvatori
e con la partecipazione in video di Alessandro Marini
scene e costumi Alessandra Muschella
disegno luci Pierfrancesco Pisani
regia Luca Ricci
produzione CapoTrave – Infinito
con il sostegno di Comune di Sansepolcro, Regione Toscana, Mibac
residenze creative Teatro dell’Orologio (Roma), Teatro alla Misericordia di Sansepolcro (Ar)

Ambientata nel nostro presente, in una cittadina di provincia non specificata, dove si sta per svolgere un referendum che decreterà l’eventuale autonomia dall’Italia, la vicenda si sviluppa su tre giorni: il giorno antecedente, il giorno stesso e quello successivo al voto. Il vorticoso climax di tensione innescato dall’imminente scelta politica fa emergere le contraddizioni individuali, familiari e sociali, che si palesano nella relazione tra i tre protagonisti. Quando si rompe qualcosa, altre lacerazioni si vengono a creare incidentalmente, e ogni frattura ne porta altre, sia nei rapporti tra le persone, sia interni alle persone stesse. Uno spettacolo teso che riflette su uno dei fenomeni del nostro tempo: la frammentazione in piccole patrie e l’incapacità della politica di dare risposte alle reali necessità dei cittadini. Nella stesura drammaturgica gli autori si sono ispirati alla vicenda storica della Repubblica di Cospaia, situata tra la Toscana e l’Umbria: un lembo di terra lungo 2 km e largo 500 metri che fu Repubblica indipendente dal 1440 al 1826, a causa di un errore di tracciamento dei confini da parte dei geografi della Repubblica di Firenze e dello Stato Pontificio. Per anni quella striscia di terra, che non doveva pagare tasse a nessuno, senza esercito, né carceri, ha conservato uno spirito indipendentista pieno di diffidenze verso l’esterno.


Note di drammaturgia
di Lucia Franchi e Luca Ricci

Ci siamo chiesti più volte durante la scrittura perché avessimo deciso di raccontare questa storia, attraverso questi i tre personaggi di Caterina, Corrado e Lorenzo. Non volevamo prendere parte per nessuno di loro. Li capiamo tutti e tre, e li rispettiamo, anche se non condividiamo le scelte di nessuno dei tre. Non avremmo però votato “sì” a questo referendum, ma diamo il beneficio del dubbio a Corrado, come lo diamo a ogni politico che ci governa, anche se non l’abbiamo votato, fino a prova contraria. Capiamo bene Caterina che è stufa di tutto questo, che ha provato a ritornare, sentendosi però “isolata” e lontana, ma le sue ragioni non sono solo nobili, e non contribuirà a migliorare il suo paese. Lorenzo era un violento, e questo non lo possiamo approvare: mandare a fuoco una scuola è illecito, anche nella più veemente delle battaglie. In lui rivediamo, perché gliel’abbiamo data, la nostra rabbia, la nostra frustrazione nel vedere affermarsi un pensiero dominante in cui non ci riconosciamo; da lì nasce il suo restare in silenzio, ammutolito, mentre nessuna alternativa prende voce. Così pare che tutti siamo d’accordo con Corrado, oppure ritorniamo alle nostre isole, come Caterina, o non sappiamo che altro proporre, come Lorenzo. Davvero finisce così?


foto: © Elisa Nocentini